SPECIALE FAKE NEWS #EPISODIO 2 – Per Sloweb
Nell’era delle fake news e della post verità, la disinformazione è diventata un nemico quotidiano e saperla combattere, una necessità di tutti. Gli stessi media tradizionali spesso fanno confusione per quanta riguarda la diffusione dei contenuti fallaci, mettendo nell’insieme “fake news” varie forme di disinformazione (o satira) che in realtà possono essere caratterizzate in almeno sette tipi.
Come scrive Claire Wardle nel suo articolo per TheDraft pubblicato a febbraio del 2017:
“Ormai siamo tutti d’accordo sul fatto che il termine “fake news” non sia di aiuto, ma senza un’alternativa, siamo lasciati all’improvviso, puntando il dito contro il cielo ogni volta che lo inseriamo in una frase. Il motivo per cui stiamo lottando per trovare un sostituto è perché si tratta in realtà di più che “fake news”, il che riguarda l’intero ecosistema informativo e la mancanza di informazioni sui diversi tipi di disinformazione. “
Per distinguere le varie tipologie di “fake news”, Wardle propone una chiara ed efficace metodologia divisa in tre step, volta a discernere i contenuti fake e categorizzarli, per quanto possibile.
Distinguere fra i vari tipi di contenuti fake
I contenuti fake possono essere di vario tipo. Possono essere contenuti appartenenti al mondo dei media tradizionali: articoli di giornale, servizi televisivi, volantini o altro. Negli ambienti web le tipologie di contenuto sono diverse: dai post, agli articoli blog, dai memes (ndr. grafiche satiriche o di propaganda che riprendono scene reali o della pop culture abbinate a una scritta in maiuscolo) ai video fake, fino ad arrivare a forme complesse di contenuti fake come i fake audio, i deepfakes o le false discussioni (come quando si utilizza una botnet per generare traffico su un hashtag sconosciuto).
Distinguere il contenuto permette dunque di analizzarne la tipologia e capire (nel caso soprattutto dei contenuti creati in ambiente web) se si tratta di un contenuto di natura giornalistica, satirica, goliardica o propagandistica.


Conoscere le motivazioni di chi crea le fake news
Conoscere le varie tipologie è utile per capire il contesto del contenuto. Per comprendere il contesto, è fondamentale partire dalle motivazioni di coloro che hanno creato e distribuito il (o iniziato la distribuzione del) contenuto. Se un contenuto diffonde una informazione falsa sulla base di un discorso politico, potrebbe essere propaganda, se invece un contenuto distorce un’informazione o esagera un aspetto della realtà o uno stereotipo nell’ambito di un contesto comico, magari si tratterà di un contenuto di satira.
Come scrive Marco Camisani Calzolari nel suo libro The Bible of Fake News, vi sono varie motivazioni per le quali vengono distribuiti contenuti fake, che prescindono dalla banale politica. I privati, o quelli che Camisani Calzolari chiama i “Decision Makers”, potrebbero avere interesse nel diffondere una notizia falsa o distorta che modifichi il mercato a favore delle proprie attività (vedi caso Elon Musk), o a sfavore delle attività dei competitori, oppure ancora al fine di operare delle manovre di speculazione finanziaria, traendo beneficio dalla diffusione della notizia falsa (come successe nell’800 quando a Londra annunciarono la falsa morte di Napoleone per rialzare i titoli di borsa!).
Potrebbero infine esserci dei meri interessi economici dietro la diffusione di notizie false, monetizzando il trafficosui siti promotori di fake news attraverso il display advertising.

Conoscere le modalità attraverso le quali vengono distribuite le fake news
È infine necessario comprendere la metodologia di distribuzione di questi contenuti per comprenderne la natura. Questo è indispensabile per misurare la portata dell’eventuale fenomeno di organica propagazione (i cosiddetti contenuti virali) oppure esaminarne i punti di propagazione all’interno di una campagna di distribuzione mirata, intenzionale e magari manipolata attraverso specifici strumenti di misurazione e tracciamento dell’informazione.
Un post satirico che ha ottenuto un grande successo sui social, anche se parla in maniera sgradevole di un personaggio pubblico, magari facendo leva su una mezza-verità, è frutto di un successo organico e, se vogliamo, innocente. Un contenuto o un hashtag politico reso famoso da una botnet (ndr. un insieme di profili zombie creati ad hoc per diffondere informazione di propaganda o pubblicità attraverso like, condivisioni e re-post) forse invece è il prodotto di un’oculata strategia di propaganda che coinvolge i media digitali.


Fermarsi a pensare quando si vede un contenuto è molto importante!
Il nostro giudizio critico è ciò che permette alla democrazia il suo corretto funzionamento. Chi avvelena il pozzo dell’informazione, avvelena tutti i cittadini che ci bevono dentro.
Per questo è importante imparare a difendersi dai contenuti fuorvianti e saper discernere fra le varie tipologie di contenuti.
Seguendo queste tre regole nessuna fake news potrà più ingannarvi 😉
Nel prossimo articolo declineremo le fake new in 7 tipologie di contenuti fuorvianti.
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