Era un giorno in settembre.
A me lo disse mio padre
con gli occhi bassi e le sue tristi parole.
Il tuo se n’era andato per sempre
e come spesso accade
non ci sono frasi per esprimere tanto dolore.
Mio padre mi disse: ” Scrivigli”.
Io ti pensai. Nel cuore, i lividi.
Sarai stato affranto, amico
ma qui , davvero, chi ti capisce?
il tuo rider fuori luogo si è spento oramai.
Altro che “scrivere”, se ti vedo che ti dico?
Banalità che già sai
Frasi che già conosci
Conforti ipocriti della domenica
“Il suo ricordo non svanirà mai”
“Cercalo nel silenzio dei boschi”
“Leggiti i testi di Seneca”
A me basta guardare le foto,
leggere lo stato che su Facebook hai postato
per capire che sei immerso in un dolore antico
ma i nuovi media ti impongono di essere guardato
e allora scrivi frasi sagge e ti consoli da solo
Io al pensiero muoio. Non ti vedo. E allora che ti scrivo?
Che tu non abbia già pensato,
che gli altri non abbiano già commentato
o che Seneca non abbia già scritto?
Nulla scrivo. Ti guardo con sospetto
perché il tuo dolore è lontano da dove sono io
Il tuo vecchio è morto ma è ancora vivo il mio.
E quando leggo le tue parole sagge, mentre impari a vivere senza padre,
un brivido mi scorre dentro e una paura nera mi muove.
Mi squaglia come ghiaccio al sole
il pensiero che un domani sarò io a scrivere “papa quanto mi manchi”
postando foto vecchie, frasi nuove
racimolando qualche like per consolarmi.