DALLA RUBRICA CAVALLI DI TROJAN PER L’INDICE DEI LIBRI DEL MESE
Dal numero dell’Indice dei Libri del Mese di maggio 2017
Lo scorso mese avevamo parlato delle intelligenze artificiali che leggono, analizzano e categorizzano le trame, scelgono quali manoscritti pubblicare. Questo mese andiamo dall’altro lato della scrivania e parliamo delle macchine che scrivono narrativa. I software di scrittura automatica non sono di certo una novità.
Già da qualche anno questa tipologia di software è ricorrente nella attività editoriali digitali, soprattutto nel mondo delle news e dei comunicati. Fino a qualche anno fa gli esperimenti sulle intelligenze artificiali venivano, per l’appunto, condotti su testi non letterari; le notizie, gli articoli web, gli articoli di approfondimento e lo UGC (User Generated Content) costituivano il materiale che veniva dato in pasto alle IA affinché queste ultime fossero in grado di produrre del contenuto originale. I software di scrittura automatica per certi contenuti e certe mansioni vengono ampiamente utilizzati, riducendo lo sforzo di redazione umano. Oggi si pensa a estendere verticalmente il campo di scrittura assegnato alle macchine, sino a varcare la sacra soglia della narrativa, e, perché no, provare a far scrivere a una macchina qualche racconto breve, magari un romanzetto. Coloro che pensano che la letteratura sia una prerogativa umana stanno per subire un brusco risveglio e la tanto divinizzata e ipostatizzata “creatività”, risulta sempre più come una condizione statistica e non metafisica.
Altresì siamo portati ad associare l’idea di “creatività” a certi strascichi semantici dell’idealismo tedesco (genio, ispirazione, arte, eccettera). Tuttavia la ricerca sta procendendo verso una direzione secondo la quale la creatività potrebbe essere null’altro che un risultato matematico dato da una combinazione di informazioni filtrate e ordinate secondo una certa capacità critica e estetica, a sua volta deducibile dalla provenienza geografica e storico-culturale del soggetto.
Proprio a questo proposito, Margaret Sarlej nel 2014 aveva condotto uno studio per l’Università australiana di New South Wales che aveva dato vita a MOSS (Moral Storytelling System). MOSS è un software in grado di scrivere favole in autonomia partendo da una determinata “morale” che si vuole trasmettere al lettore. MOSS può spaziare fra 22 emozioni che gli permettono di dare maggior profondità ai personaggi e un più forte coinvolgimento rispetto alla trama, oltre al fatto di garantire una coerenza con la morale prescelta al momento dell’avvio. Benché il software presenti alcune criticità e patisca certi casi di ambiguazione rispetto a personaggi, eventi o luoghi, il risultato del contenuto prodotto in automatico è sorprendente ed è senz’altro una storica base per il mondo delle writing machine.
D’altro canto, i problemi dati dalle ambiguazioni sono spesso causa della mancanza di un “senso comune” da parte della macchina: se un umano, per esempio, vede un altro umano in uno stato di sofferenza, questo evento generà nella mente del primo tristezza o pietà; una macchina deve essere istruita sulla tipologia di evento e sulla consequenzialità dell’emozione da provare (secondo il senso comune). Questo processo, alza l’asticella della complessità ma al tempo stesso ci aiuta a studiare come funziona la nostra mente e come procede nell’associazioni di informazioni il cervello umano, anche per quanto riguarda lo sforzo creativo.
Forse il risultato più significativo è stato raggiunto da un team giapponese di ricercatori della Future University Hakodate, i quali hanno iscritto al concorso letterario Nikkei Hoshi Shinichi (unico concorso aperto non solo a umani ma anche robot, animali e alieni) un computer, autore di un romanzo breve. I ricercatori giapponesi hanno fornito alla macchina modelli letterari più dettagliati, pre-settando personaggi ed eventi per dare più precisione alla redazione della storia e minimizzare i casi di ambiguità. Sta di fatto che l’opera dell’Intelligenza Artificiale ha superato le prime selezioni del concorso ed è giunta, con grande sorpresa di tutti, in finale. Sono stati presentati 1,450 romanzi di cui 11 robotici ma solo «Il giorno in cui il computer scrive un romanzo» è stato scelto.
Il romanzo della macchina, termina così: «Mi contorcevo di gioia, che ho sperimentato per la prima volta, e ho continuato a scrivere per l’eccitazione. Il giorno in cui un computer ha scritto un romanzo. Il computer, mettendo la priorità sulla ricerca della propria gioia ha smesso di funzionare per l’uomo».
Promessa o profezia?