Tecnologia? La ispira Harry Potter


DALLA RUBRICA CAVALLI DI TROJAN PER L’INDICE DEI LIBRI DEL MESE
Dal numero dell’Indice dei Libri del Mese di dicembre 2017

Vent’anni fa veniva pubblicato da Bloomsbury il primo volume di una delle saghe più importanti della letteratura contemporanea, quella di Harry Potter. Con i suoi 450 milioni di copie vendute, tradotte in 67 lingue, Harry Potter, oltre a ridefinire il concetto di besteller, ha costruito una vera e propria mitologia moderna che, mischiandosi con quella del Signore degli Anelli, ciò che tutt’oggi è l’immaginario del fantasy mondiale.
La storia del maghetto di Hogwarts appassiona e cresce un’intera generazione e con le sue storie di magia, di amicizia, di lotta contro il male, di emancipazione e di uguaglianza – ricordate la lotta contro le discriminazioni da parte dei maghi purosangue verso i “mezzosangue”? – assume quasi il ruolo di un vero romanzo di formazione. Fa dunque pensare come nelle innovazioni tecnologiche, che in effetti mai nella storia hanno subito un’accelerazione come quella a cui assistiamo ogni giorno, sia facile ritrovare certe funzioni, desideri, soluzioni, certe “magie”provenienti dal mondo potteriano.
Le più grandi aziende di tecnologia, che hanno avuto la più vasta crescita negli ultimi quindici anni, sono effettivamente compagnie spesso guidate da under 40 che, a dirla tutta, quando veniva pubblicata la prima edizione di Harry Potter non avevano più di vent’anni. Ed è facile pensare che dietro al design e allo sviluppo di certe funzioni che nell’ultimo lustro hanno ormai pervaso le nostre vite, ci siano riferimenti immaginativi o letterari che guardano alle stramberie che scaturivano dalle bacchette o dagli oggetti magici della saga potteriana.

Dave Catchpole

Divertente imaginare come nelle pagine di un libro di fine anni novanta si celassero le innovazioni tecnologiche che avrebbero segnato i primi anni duemila. Nel 1998 la madre di Ron Weasley inviava una “ramanzina” registrata al figlio tramite la formidabile “strillettera”. Nel 2009 viene creata l’app di messaggistica istantanea conosciuta come Whatsapp. Ogni giorno vengono mandate più di 200 milioni di note vocali. Per comunicare (oltre che per spostarsi) i maghi utilizzavano anche la Metro Polvere, che grazie alle fiamme di un camino, permetteva al mago di condurre una specie di video conversazione. La stessa funzione che meno di un decennio più tardi avrebbe permesso il servizio di fondato nel 2003 dagli estoni Jaan Tallinn, Ahti Heinla e Priit Kasesalu, Skype.
Nella saga di J. K. Rowling, i due gemelli, fratelli di Ron, consegnano, nel terzo libro della saga, la “mappa del malandrino” a Harry Potter. Apparteneva già al padre di Harry, James Potter, e permetteva a lui e ai suoi amici di girovagare per il castello, conoscendo in tempo reale sia la propria attuale posizione, sia gli spostamenti dei principali personaggi che abitavano il castello in tempo reale. Nel 2005 Google lancia il servizio Google Maps e fra non molto sarà possibile vedere la posizione dei nostri amici in tempo reale sulla mappa di Google. Facebook nel frattempo ha promesso l’arrivo delle immagini del profilo “dinamiche”, cioè che cambiano espressione a seconda del nostro umore. Un po’ come i quadri (o le figurine dei maghi famosi) appesi ai muri di Hogwarts.
Alcuni riferimenti sono addirittura ben evidenti. Per esempio l’incantesimo “Lumus”, grazie a un simpatico aggiornamento di Android, il sistema operativo promosso da Google, attiva la torcia dello smartphone. Ci sono inoltre risultati di due ricerche nel campo delle nanotecnologie che presentano alcune caratteristiche delle bacchette magiche.
Uno studio condotto dalla Columbia University ha dimostrato che grazie ai nanomateriali è ormai possibile immagazzinare e concentrare la luce e “spedirla”, evitando i fenomeni di dispersione. Insomma, come succedeva quando duellavamo i maghi di Hogwarts con le loro “bacchette”. Il primo studio, pubblicato da “Nature Nanotechnology”, riguarda un’antenna in grado di raccogliere e concentrare la luce solare, convogliandola poi in un punto specifico dello spazio.
E come dimenticare il mantello dell’Invisibilità? Chi pensa che l’invisibilità si ancora oggi un limite fantascientifico si dovrà ricredere di fronte all’Istituto per la scienza e la tecnologia della Corea del Sud che avrebbe messo a punto un “mantello” in grande di nascondere oggetti molto piccoli. Merito dei cristalli di calcite, che riescono a ingannare l’occhio umano. In passato si era già riusciti a “rendere invisibili” solo oggetti di dimensioni microscopiche, oggi il processo può essere applicato anche a oggetti di dimensioni molto maggiori.
Come sta succedendo per le innovazioni che riguardano l’intelligenza artificiale in relazione ai racconti di Asimov, la saga di Harry Potter ha regalato un immaginario ricco di fantasticherie che gli scienziati e gli sviluppatori non possono far altro che inseguire. Al fine di rendere verosimile tutto ciò che per uno scrittore dall’immaginazione d’oro pareva impossibile. Ed è forse proprio questa una delle prerogative che ci permetterà di sopravvivere alla rivoluzione delle macchine e dell’industria 4.0: l’immaginazione. La nostra propensione a narrare cose che non esistono e che non sono vere. Ma che forse un giorno lo saranno.
Così la magia ispira la tecnologia.


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