Arte Artificiale


DALLA RUBRICA CAVALLI DI TROJAN PER L’INDICE DEI LIBRI DEL MESE
Dal numero dell’Indice dei Libri del Mese di ottobre 2017

Due cose sembrano destinate a crescere: la “stupidità” umana e “l’intelligenza” delle macchine. Iniziamo ormai a essere avvezzi all’idea che, in un futuro certamente prossimo, le macchine intelligenti potranno abilmente sostituire molte professioni automatizzabili o derivanti da un processo. E non si tratta solo di cassieri, camerieri, operai o braccianti perché nemmeno avvocati, traduttori, commercialisti, consulenti finanziari e analisti possono fare sonni tranquilli: tutte professioni potenzialmente razionalizzabili in algoritmi più o meno complessi in grado di processare un numero definito (anche se grande) di variabili.

Quelle che finora hanno goduto di una specie di incolumità dalla minaccia delle macchine, sono le professioni che richiedono talento, ossia i creativi e gli artisti. ‘arte è prerogativa umana, si pensa, e l’atto estetico della creazione è un processo che è impossibile da automatizzare. E se fino a qualche anno fa gli artisti, compositori o pittori, avrebbero trovato ridicola e folle l’idea di essere sostituibili da macchine, o anche solo di lavorare al loro fianco, oggi dovrebbero rivalutare la loro presunta prerogativa di esclusiva sulla produzione autoriale e guardare con consapevolezza e curiosità l’avvento dell’arte artificiale.
In verità, gli algoritmi già scrivono romanzi e poesie, disegnano e quest’anno anche la musica prodotta da intelligenze artificiali muove i primi passi degni di considerazione. Il primo singolo di musica artificiale è stato pubblicato da Sony in collaborazione con Flow Machines ed è stato creato da un algoritmo che è partito da una selezione di brani dei Beatles. Si intitola Daddy’s Car.

Anche Shimon, il piccolo robot creato da Gil Weinberg, direttore del Georgia Tech’s Center for Music Technology, è capace di comporre o suonare musica originale ed è stato addestrato con un catalogo musicale più esteso di quello dell’autore artificiale di Daddy’s Car, incamerando spartiti di jazz, musica classica, pop dai Beatles e Lady Gaga.
Risultati così impressionanti in ambiti apparentemente tanto umani come la composizione musicale sono possibili grazie a tecnologie come TensorFlow, il sistema più avanzato di machine learning creato da Google che dal novembre 2015 è diventato liberamente accessibile.
Già nel 2016 Google aveva mosso qualche passo nel mondo della musica, pubblicando una traccia composta dall’intelligenza artificiale sviluppata dal team GoogleMagenta.
La cosa interessante era che la traccia elaborata dalla macchina seguiva una struttura melodica e armonica moderna con variazioni sul tema che mostrava giù un complesso livello di composizione.

In un anno né è stata fatta di strada e viene da chiedersi cosa trasmetteranno le radio nei prossimi decenni. Insomma, queste macchine, oltre che sempre più intelligenti, diventano sempre più capaci di imitare comportamenti che pensavamo solo umani. Su The Guardian, Stuart Dedge commenta chiedendosi se, in futuro, non diventeremo schiavi di macchine che comporranno per noi melodie, sinfonie e hit. Direi di no: al contrario, l’intelligenza artificiale è una grande opportunità per proiettare il nostro intelletto verso nuove sfide. Sarebbe perciò bene iniziare a presumere la necessità di avere le conoscenze adatte per affrontare un mondo in cui l’intelligenza artificiale non può essere più trascurata o ignorata perché destinata a diventare una tecnologia che investe ogni angolo della nostra vita e del nostro essere/fare.
L’Università di Londra propone un nuovo corso in Machine Learning for Art and Music. È un inizio.


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